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Fanculo!

di

Dissacrante, sincero.

“Fanculo”, insieme a “Dio buono” e “porco giuda” (scritto rigorosamente in minuscolo), sono gli intercalari con cui il trentenne Edoardo sottolinea ogni aspetto della propria esistenza. Trovatosi senza casa né lavoro, perennemente in bolletta, armato solo della sua chitarra, affronta i disagi della propria indigenza dividendosi tra un sarcastico fatalismo e un’introspezione condita di rimorsi.
Vessato da un alcolismo dapprima latente, poi via via sempre più manifesto, col quale spera di dileguarsi da un passato fatto di sogni, ma guastato da errori trascurati che ora vorrebbe correggere ora insabbiare in un oblio nel contempo temuto e desiderato, trascrive sulla sua agenda ogni momento della sua giornata nell’inconfessata speranza che qualcuno un giorno possa leggere e capire i “perché rapaci” che oggi anneriscono i cieli della sua coscienza, fino a sfociare in soventi crisi d’ansia e attacchi di panico.
Due sono le ambientazioni: Verona e Caorle; il periodo da marzo a settembre del 1986.

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